Scuola Insegnanti di Yoga Classico

Intenti (Estratto dal verbale di assemblea del 2 0ttobre 1985)

Il Brahmananda, in coerenza con la linea di pensiero espressa alla sua costituzione e fin qui manifestata, condivide la posizione della tradizione indiana riguardo all’insegnamento dello Yoga. In India infatti, il discepolo impara lo yoga direttamente dal maestro e,  se acquisisce la coscienza di avere qualcosa da trasmettere, lo insegna a sua volta. E’ però utile, a nostro avviso, in chi aspira a diventare insegnante, fornirsi di quelle basi tecniche e culturali che costituiscono un valido supporto ad un insegnamento responsabile e serio.

Mantenendoci perciò nell’ottica  della tradizione sopracitata, questo corso tenderà a trasmettere gli insegnamenti nella pratica e nella teoria e avrà la sua base principale nell’esperienza pratica che ogni allievo acquisirà tramite il contatto con l’insegnante.

E’ questo il motivo per cui si ritiene di dare il via ad un corso per insegnanti.

(…) E’ opportuno precisare al riguardo che questa associazione darà ampio riconoscimento ad ogni eventuale precedente preparazione degli allievi. Infatti non abbiamo intenzione di formare “nostri” insegnanti, e quindi dare indirizzi specifici, ma intendiamo unicamente mettere l’aspirante insegnante, o chi già insegna, nella condizione di arricchire e ampliare il proprio bagaglio nella convinzione che nello yoga non ci possono essere settarismi e fazioni, ma che ogni nuova acquisizione aiuta nel percorso di quella strada comune a tutti noi.

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IL GIORNALE DELLA NATURA n. 12 maggio 1988 Vignate (MI)

50 LETTERE SONO GIÀ GIUNTE di Federico Ceratti

Come forse non tutti i lettori sanno una rivista si prepara con circa 40 giorni di anticipo rispetto a quando loro la leggeranno. Quando trovate quindi una notizia e un pezzo di 20 giorni prima, tutto questo è frutto di una corsa redazionale e tipografica, del fatto di aver previsto di farlo, di “aver tenuto aperte” delle pagine (così si dice in gergo tipografico). Per cui oggi, 4 aprile, posso dire con legittima soddisfazione che sono giunte 50 lettere che si dichiarano apertamente disponibili ad organizzare e a promuovere l’iniziativa lanciata da IL GIORNALE DELLA NATURA per la raccolta delle firme sulle proposte di legge. A questi primi 50 dico un grande grazie e rispondo collettivamente dicendo loro che, come avranno letto sul numero di gennaio, per il momento occorre fare lo sforzo di realizzare la raccolta firme per la legge sul biologico e dopo, rimandando di qualche mese, partiremo con le altre proposte di legge.
Riporto qui di seguito due lettere che sono diverse dalle altre, che entrano già nel merito della formulazione delle proposte di legge con suggerimenti e consigli. Una lettera del Presidente dell’Associazione Brahmãnanda con una mia prima risposta (…).
Eg. Dott. Ceratti,
ho letto con molto piacere e interesse il suo articolo sul n. 9 del Giornale della Natura dal titolo “Voglio che nella mia casa entrino molte culture” e ne condivido ampiamente i contenuti.
Vorrei però esporle alcuni dubbi e timori circa l’eventuale riconoscimento dello Yoga da parte del CONI. Lo Yoga, come lei sa, è una scienza che, nella sua già ampia accezione, comprende metodiche tendenti a sviluppare armoniosamente e contemporaneamente corpo, mente e spirito. In India, dove è nato, lo Yoga viene trasmesso direttamente da maestro a discepolo, e il riconoscimento delle qualità necessarie all’insegnamento viene fatto oralmente, senza ricorso a nessun genere di certificati o attestati. E’ da parte dei paesi occidentali che – da circa una quindicina d’anni – viene la richiesta, dietro pagamento, di certificati che abilitino all’insegnamento. Richiesta a cui alcuni maestri di quei paesi aderiscono. Qui in Italia attualmente abbiamo tre federazioni yoga e vengono organizzati corsi per insegnanti con rilascio di relativo titolo. Questi corsi hanno un costo. A me sembra che in questo modo, anche se l’intento è buono, si vada al di fuori di un sano e autentico spirito Yoga.
La mia associazione, il Brahmãnanda, è rimasta per scelta al di fuori delle federazioni e sta tentando, gratuitamente, un esperimento di scuola formazione insegnanti – attualmente al terzo ed ultimo anno – nel pieno rispetto delle tradizioni.
Come esperienza personale, posso aggiungere che i maestri incontrati in India si sono rifiutati di rilasciarmi certificati di qualunque genere e da uno di questi mi sono sentito dire che chi insegna Yoga “ha la sua abilitazione nel cuore”.
(…) Circa l’eventuale riconoscimento da parte del CONI di quelle scuole che curano solo l’aspetto fisico-terapeutico dello yoga, io mi chiedo: cosa ne sarebbe delle altre, diventerebbero fuorilegge?
Lo Yoga, oltre quello fisico, ha altri aspetti: mentale, devozionale, filosofico, conoscitivo, etico. Come si regolerebbe il CONI in questi casi? Potrebbe, ad esempio, sovvenzionare una scuola che cura solo la parte devozionale della ricerca interiore? oppure una scuola dove filosofia e mantra sono i suoi interessi principali? Può il CONI sovvenzionare per attività sportiva una scuola che non cura l’aspetto fisico ma solo quello spirituale, che spesso sconfina nella religiosità? Mi chiedo che fine farebbero queste scuole se ci fosse un riconoscimento solo di quelle “fisiche”, che peraltro sono le più diffuse in Italia e nell’occidente in genere.
Spero di averle esposto il mio pensiero in modo chiaro. Vorrei conoscere il suo parere al proposito e mi auguro di poter avere con lei un costruttivo scambio di idee. Mi consideri a disposizione anche per un eventuale incontro, nel caso ne avesse interesse.
Colgo questa occasione per comunicarle che il Brahmãnanda elabora articoli per i propri soci fin dal 1979. Nel caso le potessero interessare per l’eventuale pubblicazione su una delle riviste da lei curate, sarò lieto di farglieli pervenire.
Nella speranza di avere presto sue notizie, la saluto con molta cordialità.
                                                                                                       Il Presidente
                                                                                                      Piero R. Verri
Carissimo sig. Verri,
comprendo le sue osservazioni che sono le stesse che io stesso ho fatto di fronte a chi mi disse: perché non far riconoscere ….
Conosco molto bene lo yoga e non sono digiuno da nessuno dei discorsi fatti da lei; però ritengo si possa coniugare il tutto lo stesso senza pregiudizio per i nuovi maestri e con un deciso miglioramento di condizioni per le scuole e per gli allievi.
Comunque quello che lei mi ha scritto è proprio ciò che desidero: aprire un dibattito con chi opera concretamente, abolire gli atteggiamenti passivi al fine di realizzare delle proposte di legge buone e veramente nell’interesse di tutti.
Cordialmente
                                                                                                       Federico Ceratti